Vincitore Assoluto FIIPA 2018...

 

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Si è conclusa ieri la Convention FIOF 2018, per me, da quasi 10 anni, un appuntamento imperdibile.

Col passar del tempo si evince una crescita dell'associazione costante, anno dopo anno.

Tanti sono stati i relatori che hanno preso parte alla Convention, ognuno ha raccontato la sua

visione della fotografia in modo diverso, illustrando progetti e facendoci vivere le

emozioni che hanno vissuto... 

 

 

Uno in particolare ha lasciato in me un affascinante ricordo... Abbas Attar, un fotografo iconico della prestigiosissima agenzia Magnum Photo. 

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Non so descrivere la sensazione, di stupore e gioia, che ho provato
quando Abbas Attar  mi ha chiesto di lasciargli una
dedica sul mio libro “Enfarinat “

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 Abbas Attar

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"My photography is a reflection, which comes to life in action and leads to meditation. Spontaneity
– the suspended moment – intervenes during action, in the viewfinder" Cit.Abbas

 

Nato come fotografo, Abbas è un iraniano trapiantato a Parigi. Si è dedicato a documentare la vita politica e sociale delle società in conflitto. Nel suo lavoro principale dal 1970 ha coperto guerre e rivoluzioni in Biafra, Bangladesh, Irlanda del Nord, Vietnam, Medio Oriente, Cile, Cuba e Sud Africa durante l'Apartheid. Membro di Sipa dal 1971 al 1973, poi di Gamma dal 1974 al 1980, Abbas è entrato in Magnum Photos nel 1981 e ne è diventato membro nel 1985.

 

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© Abbas Attar - Mpagnum Photo - Un mujahid del partito islamico Hezbi-Islami sorveglia la strada nei pressi di Kabul, in Afghanistan, nel 1992.

 

 

   Ad Orvieto, nella splendida cornice del Palazzo Coelli, ho esposto il mio ultimo reportage sui migranti fermi a Belgrado

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Il Fiof organizza ogni anno il Fiof Italy International Photography Awards, contest fotografico con una giuria composta da fotografi internazionali. 


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Serbia, Belgrade, Oltre 1000 migranti bloccati nel gelo di Belgrado 

Nel 2016 Belgrado è attanagliata da un freddo intenso e senza tregua. Le strade intorno alla stazione sono piene di persone in preda alla frenesia della vita cittadina; a poche decine di metri di distanza, dietro la stazione ferroviaria centrale, si nasconde un’altra realtà, quella delle Barracks, il campo illegale dei rifugiati che cercano di raggiungere il confine con l’Ungheria.Vivono fra immondizie e macerie, al buio, senza luce, senza bagni, senza cucina in condizioni al limite dell’umano. odore di sporco, fogna rifiuti un denso fumo nero impregna l’aria circostante. Alcuni mostrano i segni delle ferite subite durante il tentativo di attraversare il confine con l’Ungheria. Il termometro sotto lo zero li costringe ad accendere fuochi di fortuna.  Il fuoco è alimentato da qualsiasi cosa, plastica, gomma, rifiuti, provocando danni alla respirazione e alla salute in generale. Alcuni hanno scelto di vivere nei vecchi vagoni ma qui il freddo è ancora più intenso che nei magazzini. Ci si lava all’esterno con temperature sotto lo zero, con l’acqua riscaldata in bidoni o con bottiglie poste vicino al fuoco. Nonostante il freddo i gesti sono accurati e naturali abitudine di una quotidianità ormai perduta. Alcune associazioni di volontari garantiscono un pasto caldo al giorno. Le file sono molto lunghe, alcuni non alzano lo sguardo da terra, chiusi sotto al cappuccio della felpa o avvolti dalle coperte. Altrettanto lunghe sono le file per gli abiti e le scarpe, sempre troppo larghe o troppo strette. I volontari cercano di offrire anche e soprattutto dignità, conforto, socializzazione con la loro presenza con una parola o con momenti di aggregazione. Davanti al fuoco si riuniscono per fumare e per parlare chi delle famiglie chi dei propri sogni chi delle paure. Sono poco più di un migliaio, la maggior parte di loro è costituita da uomini e ragazzi Afghani e Pakistani. Gente incastrata in Serbia che non può tornare indietro e non può andare avanti. Le Barraks sono state demolite dalle ruspe nel maggio 2017 per far posto alla gentrificazione e i richiedenti asilo trasferiti nei campi ufficiali lontano dalla città e nuovamente invisibili.

 


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Un'esperienza, quella della Convention, sempre bella e formativa, un'occasione per rivedere colleghi e amici, un importante momento di confronto e di crescita, sia personale che professionale.

Ringrazio il Fiof per il lavoro svolto e per farci sentire, ogni volta, parte di una grande famiglia.

E' stato bello condividere questa vittoria con il mio amico e collega Alessandro Colle, e con un mio coetaneo, ma già Ambassador Leica

Alessandro Cinque....

 

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Grazie FIOF...

 

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